Chiesa di San Pantaleone a Colonia


Ultimo elemento di questa architettura è quello rappresentato dalle modifiche che l’architettura ottoniana porta al westwerk carolingio ed in particolare nella chiesa di San Pantaleone a Colonia troviamo un’esempio ancora ben conservato che ci mostra questa modifica che il westwerk carolingio ha subito nel processo di trasformazione operato dagli architetti ottoniani. Quando abbiamo visto il Westwerk di Corvey sulla Weser abbiamo visto come la struttura fosse compatta, formata da un piano inferiore (la cripta) ed un piano superiore, mentre all’esterno si configurava come un’insieme compatto fino ad una certa altezza, da cui emergono le tre torri. Questi elementi non lasciano intravedere la funzione che ogni volume assolve, in San Pantaleone si opera una sorta di modifica alla struttura massiccia evidenziando con molta chiarezza i volumi che costituiscono questo corpo occidentale (quindi mentre nel westwerk di Corvey questa parte era tutta compatta, qui invece i volumi sono distinti già a partire dalla base e abbiamo l’assoluta certezza della loro funzione), nello stesso tempo sono elementi volumetrici che concorrono (insieme a tutti gli altri volumi) a definire la composizione delle masse alle estremità dell’edificio. Quindi forma e funzione sono in questo caso molto chiari, diversamente da quanto avveniva in precedenza, questo è un dato che l’architettura romanica mostrerà chiaramente che si chiama “leggibilità delle parti” perché quando si osserva una chiesa dall’esterno l’ordinamento della facciata ci fa vedere la divisione interna che regola lo spazio della chiesa interna.
In altri termini il westwerk carolingio nell’architettura ottoniana viene semplificato attraverso questa disposizione di volumi e questa semplificazione non avviene solo all’esterno ma anche all’interno, perché in questo caso viene eliminata la cripta al piano terra (con l’intrigo di sostegni) ed in questo caso si tratta di un’ambiente molto libero, in quanto la tribuna e direttamente a contatto con la chiesa, cioè un’ulteriore divisione che nel westwerk carolingio era posto a questo piano (cioè nel westwerk carolingio c’è un primo schermo di arcate e un secondo più avanzato, questo secondo viene eliminato in modo da consentire la visione dello svolgimento nella messa nella parte bassa). Quindi tutto l’insieme viene semplificato tanto all’interno che all’esterno, con una volontà precisa di creare una struttura più funzionale e direttamente percepibile nella forma e nelle parti costruttive.

In generale si prende come riferimento l’architettura carolingia, la si sottopone ad un processo di elaborazione che tende ad ordinare le parti dell’edificio in modo tale che ciascun edificio mantenga la sua autonomia e che nello stesso tempo sia legato agli altri. Si precisano in questa architettura questi interessi per i sistemi proporzionali e geometrici, che abbiamo già visto nell’architettura carolingia, motivi che vengono assunti come base di partenza del progetto (il principale che viene usato è l’incrocio tra il transetto e la navata, che viene ripetuto più volte per determinare la lunghezza della navata), rafforzando il senso ritmico, che trova conforto nell’alternanza dei sostegni e nella leggibilità delle parti che denotano una coincidenza tra forma e funzione; questi sono gli elementi che l’architettura ottoniana elabora e trasmette all’architettura romanica.
La mancanza di coperture a volte, che sembrerebbero strane in questo momento storico, viene giustificata in base alla carica ideologica che è alla base di questa architettura, cioè il ritorno all’architettura costantiniana che vede costruzione con tetto piano.

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